Especializados en la enseñanza del italiano como lengua extranjera
Mostrando entradas con la etiqueta grammatica italiana. Mostrar todas las entradas
Mostrando entradas con la etiqueta grammatica italiana. Mostrar todas las entradas

lunes, 12 de noviembre de 2018

Il trapassato prossimo


Il trapassato prossimo si usa per indicare un’azione passata prima di un’altra espressa:

al passato prossimo: Ero appena arrivata a casa, quando hai telefonato;

al passato remoto: Persi il treno perchè avevo fatto tardi;

all’imperfetto: Non volevamo fare l’esercizio che la professoressa ci aveva assegnato.

Abbiamo visto che il trapassato prossimo si usa per esprimere un’azione anteriore rispetto a un’altra passata, ma quando l’azione passata è sottintesa, cioè non e espressa, si può usare anche da solo.

Bello questo film! Non l’avevo ancora visto!

Non ero mai stato a Firenze prima d’ora.

Spesso il trapassato prossimo è accompagnato da avverbi di tempo come: mai, prima, ancora, sempre, ecc.

lunes, 8 de octubre de 2018

VAI VIA o VA' VIA?

Entrambe le forme sono giuste. L'imperativo delle forme monosillabiche vai, dai, fai e stai possono presentare l'elisione dell'ultima vocale che viene sostituita dall'apostrofo. A queste forme, dobbiamo aggiungere la forma apostrofata di' (del verbo dire).

Quindi, possiame dire indistintamente:

Vai a casa! o Va' a casa!
Stai tranquilla! o Sta' tranquilla!
Dai una mano a tuo fratello! o Da' una mano a tuo fratello!
Fai l'esercizio! o Fa' l'esercizio!
Di' la verità!

Ricordate anche che quando queste forme vanno accompagnate da un pronome enclitico si radoppia la consonante del pronome (ad eccezione del pronome gli e i suoi composti: glielo, gliela...):

Dacci una mano!
Stammi bene!
Fatti la doccia!
Dimmi tutto!
Vacci subito!

Ma: diglielo / dagliela / faglieli...

domingo, 10 de junio de 2018

COSA È SUCCESSO?

Il verbo succedere, come i suoi sinonimi capitare o accadere reggono l'ausiliare essere nella formazione dei tempi composti. È molto frequente questa domanda:

Cosa è successo? 

in cui cosa funziona come interrogativo e quindi, in assenza di un soggetto, il participio prende la forma del maschile singolare. Invece, nella frase:

Mi è successa una cosa incredibile

il termine cosa ha la funzione di soggetto del verbo, e quindi, il participio si accorda in genere e numero essendo essere il verbo ausiliare.
Notate la differenza?

viernes, 6 de abril de 2018

C'È - HA

Gli studenti di italiano sbagliano frequentemente queste due forme verbali che si possono utilizzare in contesti molto simili. Per esempio, osservate queste due frasi formulate correttamente:

La mia stanza ha una finestra molto grande
Nella mia stanza c'è una finestra molto grande

Nella prima frase, il verbo avere è utilizzato con il suo significato principale: "possedere· (la mia stanza "possiede" una finestra molto grande); nella seconda, invece, c'è significa "si trova", uno dei significati principali del verbo esserci. Molti studenti confondono i due verbi ma, come vedete, significano concetti completamente diversi. Dunque fate attenzione perché è sbagliato dire * Nella mia stanza ha una finestra molto grande.

viernes, 16 de marzo de 2018

DEI, DEGLI, DELLE

La preposizione di fa parte della formazione dell'articolo indeterminativo nelle sue forme plurali, ovvero dei / degli / delle. Nel femminile è molto facile perché abbiamo una sola forma:

Ho comprato delle scarpe molto eleganti

ma nel maschile ne abbiamo due: dei e degli. Per sapere quale scegliere, è necessario osservare come inizia la parola che accompagna e applicare la regola dell'articolo determinativo plurale:

Ho comprato dei pantaloni molto eleganti
Ho comprato degli ombrelli molto eleganti

viernes, 9 de marzo de 2018

LI mangio tutti o NE mangio solo due?

I pronomi diretti LO, LA, LI, LE e il pronome partitivo NE non possono stare insieme nella stessa frase. I primi fanno riferimento alla totalità dell'oggetto che sostituiscono; invece, se indichiamo una qualtità parziale o negativa dell'oggetto del quale stiamo parlando, lo sostiuiamo con il pronome ne:

Li mangio tutti (i cioccolatini) 

ma: 

Ne mangio soltanto due / Non ne mangio nessuno


viernes, 2 de marzo de 2018

ME NE VADO o VADO VIA?

In italiano ci sono due modi molto diffusi per esprimere l'idea di allontanarsi dal posto in cui ci si trova, sempre con il verbo andare come protagonista: andarseneandare via.

Nel primo caso abbiamo la forma pronominale del verbo accompagnata dalla particella ne che esprime l'idea di allontanarsi da questo / quel posto:

Sono arrivato alle tre e sono andato via alle cinque

Con quest'espressione è possibile specificare il posto in cui si va:

Sono stanco morto: me ne vado a casa!

Nel secondo caso, si tratta di una costruzione sintagmatica in cui l'avverbio via complementa il significato del verbo:

Sono arrivato alle tre e sono andato via alle cinque



lunes, 12 de febrero de 2018

SENTI, SCUSA o SENTA, SCUSI?

Quante volte abbiamo ascoltato dire senti, scusa! e senta, scusi! Infatti, questi due verbi al modo imperativo si utilizzano in una funzione comunicativa molto frequente: attirare l'attenzione dell'interlocutore, normalmente prima di chiedere un'informazione (un'indicazione, l'ora...).

Ma quando dobbiamo dire una forma o l'altra? È molto semplice: senti, scusa quando ci troviamo in una situazione informale e diamo del tu al nostro interlocutore; senta, scusi invece quando gli diamo del Lei perché la situazione è formale:

Senta, scusi! Mi potrebbe dire come si fa per arrivare al Castello? (a un passante per strada)
Senti, scusa! Mi sai dire a che ora abbiamo la lezione di storia? (a un nostro compagno di corso).

Ricordate:

-a è la desinenza della seconda persona del singolare dell'imperativo dei verbi in -are.
-i è la desinenza della seconda persona del singolare dell'imperativo dei verbi in -ere e -ire.

-i è la desinenza della terza persona del singolare dell'imperativo dei verbi in -are.
-a è la desinenza della terza persona del singolare dell'imperativo dei verbi in -ire.


lunes, 5 de febrero de 2018

ANCHE o ANCHE SE?

La congiunzione anche, utilizzatissima in italiano, ha un valore per lo più aggiuntivo o accrescitivo:

Anche tu studi italiano?

Metti anche queste borse in macchina.

Invece, anche se ha un valore concessivo, e fa parte del gruppo delle congiunzioni di questo tipo (sebbene, malgrado, benché, nonostante...) con la differenza che anche se ammette il verbo all'indicativo:

Anche se piove, usciamo lo stesso a fare una passeggiata.
(Benché piova, usciamo lo stesso a fare una passeggiata).


domingo, 28 de enero de 2018

Ci metto, ci metiamo, ci ho messo, ci abbiamo messo

Come sapete, il verbo mettere significa "porre, collocare, introdurre" :

Metti il latte nel frigo / Dove hai messo i biscotti? 

 ed è spesso usato con valore riflessivo:

Oggi mi metto il cappotto: fa freddo / Ti sei messo i guanti?

Quando il verbo è accompagnato dalla particella ci, il significato cambia e passa a indicare: "impiegare un tempo a fare qualcosa":

Per arrivare in ufficio ci metto di solito mezz'ora ma stamattina ci ho messo quasi un'ora!

Attenzione a non confondere la particella ci con il pronome personale di prima persona plurale:

Ci mettiamo sotto la marchesina? Comincia a piovere / Ci siamo messi sotto la marchesina perché ha cominciato a piovere (ci=pronome).

Per arrivare in ufficio ci mettiamo di solito mezz'ora ma stamattina ci abbiamo messo quasi un'ora!
(ci=particella).

lunes, 15 de enero de 2018

BISOGNA o BISOGNO?

Questi due frequenti vocaboli provocano non poche confusioni negli studenti di italiano. Per non sbagliare, tenete in conto che bisogno è un sostantivo e lo troveremo in espressioni come:

Ho bisogno di un bel caffè / C'è bisogno di aiuto?

Invece, bisogna è la terza persona singolare del presente indicativo di bisognare, un verbo che si costruisce quasi sempre alla forma impersonale, quindi:

Bisogna informarsi per iscriversi al corso di italiano

Per acquisire il significato e l'uso di questi due vocaboli, vi suggeriamo di ascoltare e cantare questa canzone di Zucchero: "Overdose d'amore": li troverete entrambi!

lunes, 8 de enero de 2018

Verrà, berrà, vorrà o varrà?

Verrà, berrà, vorrà, varrà... Sono quasi identici! Con queste tre forme del futuro è facile che uno studente di italiano si confonda; per evitarlo dovete fare attenzione alla prima sillaba: vi aiuterà a capire di quale verbo si tratta:

verrà del verbo venire
berrà del verbo bere
vorrà del verbo volere
varrà del verbo valere

Osservate questa frase (un tantino forzata, lo so!)

Se suo fratello vorrà, verrà alla festa di domani e berrà molto: non ne varrà la pena!


viernes, 8 de diciembre de 2017

Una canzone sul CONGIUNTIVO


Simpaticissima e molto didattica questa canzone di Lorenzo Baglioni che ha come argomento niente meno che questo modo verbale!

lunes, 13 de noviembre de 2017

C'È, C'È STATO...

In quante occasioni abbiamo sentito o letto questa strana forma verbale e non sempre abbiamo capito il suo significato...
C'è, c'è stato, c'era, ci sarà (+ sostantivo singolare), ci sono, ci sono stati/e, c'erano, ci saranno (+ sostantivo plurale) sono alcune delle forme del verbo esserci, composto dal verbo essere e dalla particella locativa ci. Il significato? Trovarsi, esistere (= essere in quel luogo).
Vediamo alcuni esempi:

A Roma ci sono molte chiese bellissime.
Nella Chiesa di San Pietro in Vincoli c'è il Mosé di Michelangelo.
Stamattina c'è stato molto traffico.
Stamattina c'era molto traffico.
Domani ci sarà uno sciopero.

miércoles, 1 de noviembre de 2017

INIDCATIVO O CONGIUNTIVO?


Il modo indicativo esprime certezza, realtà, oggettività:
 
             So che è già tornato.

Quando tornerà lo saprò.

Era appena tornato quando si seppe la notizia.

Tornò appena seppe la notizia.

Per il contrario, il congiuntivo è il modo della possibilità, del desiderio o del timore, dell'opinione soggettiva o del dubbio, del verosimile o dell'irreale:


            Può darsi che sia già tornato.

Mi piacerebbe tanto che tornasse.

Ho paura che non torni più.

Non so se sia tornato.


A differenza del modo indicativo, che esprime l'azione in maniera oggettiva, come si svolge nella realtà, il modo congiuntivo esprime un'azione che il parlante sente e comunica come irreale. Un'irrealtà intesa come dubbio, possibilità, desiderio, incertezza. In occasioni però, più che incertezza oggettiva, si tratta di un'incertezza sentita da chi parla, di un'incertezza soggettiva. Talvolta, la scelta del modo dipende dalle intenzioni e dalla sensibilità del parlante, e non soltanto da rigide regole di sintassi. In un registro più popolare o familiare sono frequenti  frasi come:
         
           Mi pare che ha proprio ragione

nonostante la proposizione subordinata dipenda da un verbo di opinione.

lunes, 23 de octubre de 2017

VA FATTO o VIENE FATTO?

In italiano esistono diverse costruzioni passive, vediamo sinteticamente quali sono:

1) essere + participio passato: in Il lavoro è fatto con responsabilità, essere precisa lo stato del verbo.
2) venire + participio passato: in Il lavoro viene fatto con responsabilità, il verbo venire al posto di essere focalizza l'attenzione sull'azione del verbo.
3) andare + participio passato: in Il lavoro va fatto con responsabilità, il verbo venire acquisisce il significato di dovere e necessità ( = il lavoro deve essere fatto / è necessario che sia fatto...).

Attenzione! Con andare e venire soltanto è possibile formare la forma passiva nei tempi semplici del verbo.

4) si passivante: seguito dalla 3ª persona del singolare del verbo: Il lavoro si fa con responsabilità.

jueves, 5 de octubre de 2017

TRA o FRA?

Queste due preposizioni possono essere utilizzate indistintamente con gli stessi significati e la scelta di una o dell'altra è dovuta a motivi eufonici per evitare un'accumulazione di "-tr-" o di "-fr-".
Quindi diremo:

 La prossima visita sarà fra tre mesi (per evitare *tra tre mesi
Tra i fratelli c'è un buon rapporto (per evitare * fra i fratelli)

I principali usi sono:

1) stato in luogo: Tra il divano e la poltrona metteremo un tavolino.
2) distanza: Ti telefono fra cinque minuti / Tra due chilometri troverà una strada sulla destra.
3) tempo continuato: Tra settembre e dicembre possiamo fare la preiscrizione al corso.
4) causa: Tra una cosa e l'altra non ho avuto un momento libero.

martes, 4 de julio de 2017

COME O SICCOME?

Per gli studenti di madrelingua spagnola, utilizzare siccome non è facile, dato che in spagnolo como ha la funzione sia di avverbio che di connettivo:


Come sta Silvia? Siccome ha cominciato a lavorare è molto che non la vedo.
¿Cómo está Silvia? Como empezó a trabajar hace mucho que no la veo.

In questo esempio abbbiamo l'avverbio interrogativo (come) e il connettivo causale (siccome). Sarebbe un errore non fare la distinzione fra i due termini.
Non c'è confusione quando esprimiamo la comparazione di uguaglianza:

Sei testardo come tuo padre!

lunes, 29 de mayo de 2017

Sapevate che...? CE L'HO

L'espressione idiomatica, molto frequente al presente indicativo ma utilizzata in tutti i tempi verbali del verbo avere, corrisponde alla struttura: particella ci + lo / la / li / le + avere ed è adoperata quando sostituiamo il complemento oggetto con il pronome, producendosi una mutazione della particella ci in ce, come in tutti i pronomi combinati. Notate anche che si produce l'elisione delle vocali -o e -a nel pronome singolare (l'). L'espressione, oltre al concetto di possessione esprime così l'idea del luogo dove si ha l'oggetto in questione:

Avete la lavastoviglie? - No, non ce l'abbiamo

jueves, 25 de mayo de 2017

Sapevate che...? Le preposizioni IN e SU

Queste due preposizioni possono tradursi come "en" nella lingua spagnola, dando luogo a equivoci perché la preposizione su indica che un oggetto è situato sopra una superficie mentre invece in si utilizza quando si trova dentro un altro oggetto. Dunque diremo:

"lascia i tovaglioli sul tavolo" ma "metti i tovaglioli nel cassetto"